sabato 14 gennaio 2012

La Legio IIII combatté nella battaglia di Kalefeld (aggiornamento)

La conferenza stampa organizzata dagli archeologi della Bassa Sassonia ha reso pubbliche le immagini della dolabra (ascia da scavo) romana ritrovata sul sito della battaglia di Kalefeld, come segnalato nel precedente articolo.

La dolabra

La dolabra reca, come anticipato, l'iscrizione LEG IIII relativa alla Legio IIII Flavia Felix:
L'iscrizione «LEG IIII» sulla dolabra
La legione era all'epoca stanziata a Sigidunum, la moderna Belgrado. Si trattò dunque di uno scontro che rientrò in una campagna militare organizzata, non di un evento fortuito.

Il ritrovamento di alcune monete dell'imperatore Alessandro Severo (222-235) sul campo di battaglia aveva fatto datare lo scontro, di cui non vi sono tracce nella letteratura antica, a circa il 235. Ulteriori conferme della datazione sono il riferimento ad una campagna germanica del suo successore, l'imperatore Massimino Trace (che governò tra il 235 e il 238), alla tradizione che vuole Massimino comandante di una Legio IV («IIII» è la forma del numerale «IV» diffusa nel tardo impero), e a una lapide coeva di Aurelio Vitale, un legionario della Legio IIII Flavia Felix, ritrovata a Spira, in cui si narra che cadde durante una expeditione Germaniae («spedizione in Germania»; CIL XIII 6104).

La battaglia

Nella conferenza stampa è stato anche rivelato che l'esercito romano stava tornando indietro lungo una strada ancor oggi nota, proveniente da settentrione, e fu attaccato in un restringimento del percorso da un esercito di Germani, con una tattica molto simile a quella che aveva portato alla sconfitta dei Romani nella battaglia di Teutoburgo due secoli prima.

Questa volta, però, l'imboscata non ebbe successo. L'esercito romano si divise in due parti. La prima attaccò frontalmente il nemico disponendosi in una lunga linea in corrispondenza dell'altura. Una seconda colonna aggirò il rilievo e piombò da dietro sul nemico, che fu sconfitto da questo attacco a pinza. I ritrovamenti archeologici dimostrano che alcune truppe romane erano rivolte verso sud, altre verso ovest.

Quello che è certo, è che questa scoperta dimostra come per secoli dopo la sconfitta a Teutoburgo i Romani continuarono a controllare e ad intervenire nella Germania Magna,  il territorio germanico al di là del confine fortificato. Questo è dimostrato dal fatto che la cartografia del geografo romano Claudio Tolomeo (100-175 circa) riportava con precisione la posizione e il nome degli insediamenti germanici fino alla Vistola, insediamenti di cui non vi è altra traccia nelle fonti.

Dankwart Guratzsch, «Geschichte Großgermaniens vor der Neuinterpretation», Welt Online, 11 gennaio 2012; «Roms vergessene Schlacht», Kreiszeitung, 12 gennaio 2012; Adrian Murdoch, «Battlefield archaeology at Kalefeld», Bread and Circuses, 12 gennaio 2010.

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